Marta Paterlini "La pelle che pensa"
Update: 2025-12-04
Description
Marta Paterlini
"La pelle che pensa"
Il tatto come linguaggio universale, tra filosofia, neuroscienze e tabù sociali.
Codice Edizioni
www.codiceedizioni.it
Sottovalutato e dato per scontato, cos’è successo al tatto, l’atto più semplice e antico dell’umanità? Il tatto nasconde un mondo: è un linguaggio universale, un dialogo tra cervello e pelle, un atto di cura e una forma di resistenza in un’epoca in cui i corpi si allontanano. Centrale nei miti dell’Odissea e indagato dalla filosofia fin da Aristotele, il tatto è finalmente studiato dalle neuroscienze, che ne mostrano l’essenza: dalle carezze che alleviano il dolore nelle cure palliative alle fibre nervose che trasformano un massaggio in benessere; dalla fragilità di chi si chiude al contatto alla fame di pelle che genera disagio mentale. Nella società il tatto riflette visioni diverse del corpo, dell’identità e della cultura: la pelle sintetica della robotica, il tocco sociale, l’evoluzione dei saluti, le manipolazioni mediche, le politiche no-touch nelle scuole, fino alle ricerche sui canali Piezo del premio Nobel Ardem Patapoutian e alle fibre C-tattili del tocco affettivo. Sono questi i tasselli del mosaico che la neuroscienziata e divulgatrice Marta Paterlini ricompone in La pelle che pensa, mostrando come il tatto sia oggi sospeso tra tabù e necessità, paura del contatto e disperato bisogno di connessione. Perché toccare è curare, parlare, esistere.
«In un mondo sempre più digitale, dove le relazioni spesso si sviluppano attraverso uno schermo, la pelle ci ricorda la magia del contatto diretto. Ogni abbraccio, ogni carezza, ogni stretta di mano è un ponte che ci avvicina, superando barriere culturali e linguistiche. Il tatto è uno dei primi canali attraverso cui esploriamo la realtà e instaura connessioni profonde tra gli individui. Ogni abbraccio sembra diverso perché tutti quelli che abbracciamo occupano spazio nel mondo in un modo diverso». Marta Paterlini
Marta Paterlini
Neurobiologa e giornalista scientifica freelance. Ha lavorato presso il Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, in Inghilterra, e alla Rockefeller University di New York. Attualmente è senior scientist presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, dove vive. Collabora con “Science”, “Nature” e “The Lancet”.
Diventa un supporter di questo podcast: https://www.spreaker.com/podcast/il-posto-delle-parole--1487855/support.
IL POSTO DELLE PAROLE
ascoltare fa pensare
https://ilpostodelleparole.it/
"La pelle che pensa"
Il tatto come linguaggio universale, tra filosofia, neuroscienze e tabù sociali.
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Sottovalutato e dato per scontato, cos’è successo al tatto, l’atto più semplice e antico dell’umanità? Il tatto nasconde un mondo: è un linguaggio universale, un dialogo tra cervello e pelle, un atto di cura e una forma di resistenza in un’epoca in cui i corpi si allontanano. Centrale nei miti dell’Odissea e indagato dalla filosofia fin da Aristotele, il tatto è finalmente studiato dalle neuroscienze, che ne mostrano l’essenza: dalle carezze che alleviano il dolore nelle cure palliative alle fibre nervose che trasformano un massaggio in benessere; dalla fragilità di chi si chiude al contatto alla fame di pelle che genera disagio mentale. Nella società il tatto riflette visioni diverse del corpo, dell’identità e della cultura: la pelle sintetica della robotica, il tocco sociale, l’evoluzione dei saluti, le manipolazioni mediche, le politiche no-touch nelle scuole, fino alle ricerche sui canali Piezo del premio Nobel Ardem Patapoutian e alle fibre C-tattili del tocco affettivo. Sono questi i tasselli del mosaico che la neuroscienziata e divulgatrice Marta Paterlini ricompone in La pelle che pensa, mostrando come il tatto sia oggi sospeso tra tabù e necessità, paura del contatto e disperato bisogno di connessione. Perché toccare è curare, parlare, esistere.
«In un mondo sempre più digitale, dove le relazioni spesso si sviluppano attraverso uno schermo, la pelle ci ricorda la magia del contatto diretto. Ogni abbraccio, ogni carezza, ogni stretta di mano è un ponte che ci avvicina, superando barriere culturali e linguistiche. Il tatto è uno dei primi canali attraverso cui esploriamo la realtà e instaura connessioni profonde tra gli individui. Ogni abbraccio sembra diverso perché tutti quelli che abbracciamo occupano spazio nel mondo in un modo diverso». Marta Paterlini
Marta Paterlini
Neurobiologa e giornalista scientifica freelance. Ha lavorato presso il Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, in Inghilterra, e alla Rockefeller University di New York. Attualmente è senior scientist presso il Karolinska Institutet di Stoccolma, dove vive. Collabora con “Science”, “Nature” e “The Lancet”.
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